Sara ed il fratellino feticista

Sara ed il fratellino feticista
“Come mai hai smesso di tormentare tua sorella, tutto d’un tratto? Hai messo la testa a posto, o ti sei semplicemente scocciato?” chiese papà Andrea a suo figlio Francesco.
“Non mi piace essere monotono” rispose Francesco, 20 anni, che effettivamente aveva sempre tormentato sua sorella Sara, 18 anni, rompendole le s**tole e prendendola in giro.
“Te ne rendi conto solo dopo anni e anni di monotonia?” disse il padre, ridacchiando. “Veniamo al dunque: domani mattina io e tua madre partiamo, e mi raccomando! Non fateci trovare casa distrutta, al ritorno”.
“Sì, pa’, non siamo bambini!” disse Francesco, seccato.
“Beh, conoscendovi direi che le mie preoccupazioni sono più che giustificate. Ma sì, dai, negli ultimi giorni ho notato un netto miglioramento; mi fido di voi” disse il padre, dando una pacca sulla spalla di suo figlio.
Effettivamente, erano alcuni giorni che Francesco non aveva minimamente osato di rompere a sua sorella. Ma di certo non era stata la noia a far mettere la testa a posto a Francesco.
Francesco era un ragazzo nella media della sua età, scuro di occhi e di capelli, non il tipico palestrato, ma un fisico apprezzabile dalle ragazze.
Sara, sua sorella, aveva lunghi capelli biondi ed occhi verdi. Anche lei era molto apprezzata da tutti i ragazzi, essendo molto carina.
Fratello e sorella erano molto diversi caratterialmente: Francesco era un tipo pieno di sé, molto vanitoso, estroverso, e spesso anche buffone. Sara era una ragazza molto riservata, e in genere se ne stava tranquilla per conto suo.
Francesco amava tormentare sua sorella: coglieva sempre l’occasione per prenderla in giro, per stuzzicarla, sia davanti la famiglia che davanti gli amici.
Ma lei era sempre rimasta impassibile, in silenzio; o perché incapace di reagire, o perché poco se ne fregava. Qualche volta, invece, aveva anche pianto, silenziosamente ed in segreto.
La svolta c’era stata in un caldo pomeriggio di luglio. I genitori di Sara e Francesco sarebbero dovuti partire per trascorrere dieci giorni al mare; ovviamente, data la loro età, i due fratelli sarebbero rimasti a casa, andando al mare solo occasionalmente, con gli amici.
In quel fatidico pomeriggio, i genitori erano in giro, per le ultime spese per la vacanza; Sara era a casa di un’amica, e Francesco era rimasto da solo, a casa. L’occasione perfetta per smanettarsi con dei filmini fetish.
Sì, nonostante il suo carattere forte, Francesco nascondeva anche un’indole sottomessa. Era un amante dei piedi femminili e della dominazione. Si sentiva schiavo delle belle ragazze, a cui si sarebbe sottomesso molto volentieri. Nonostante avesse già avuto delle ragazze, ancora non era riuscito a realizzare quel suo desiderio nascosto. L’unico sfogo l’aveva trovato in internet.
Il caso volle che quel pomeriggio Sara aveva deciso di rincasare prima.
Francesco aveva il volume al massimo, sicuro che avrebbe avuto ancora molto tempo a disposizione. Stava vedendo il video di due mistress russe, che dominavano il loro schiavo nella loro lingua, con sottotitoli in inglese.
“Eh bravo!” sentì improvvisamente Francesco. Sua sorella Sara era dietro di lui, e guardava la scena, disgustata. Non sapeva cosa fosse peggio: un uomo nudo ai piedi di due donne, sul monitor del pc di suo fratello, o suo fratello stesso, col suo membro in mano.
Francesco d’istinto stoppò il video e si rialzò velocemente i pantaloni, rosso in volto, e urlò:
“Ma ti decidi a uscire? Cazzo ci fai già a casa?”.
Ma Sara non si mosse di lì.
“A te di certo non dovrebbe importare un cazzo di cosa ci faccia io a casa. E’ casa mia, oltre che casa tua. E di certo non mi faccio dare ordini da te in questo momento. A te questo piace, allora? Questo si nasconde dietro il tuo carattere di merda? Un uomo che si eccita guardando un uomo nudo ai piedi di due sgualdrine che lo frustano? Mi sento proprio delusa. Stronzo, sì… ma fino a questi livelli no, che cavolo!” urlò Sara, con una calma ed una freddezza spiazzante.
Francesco avrebbe voluto morire per la vergogna.
“E a te non deve importare cosa mi piace… a me piace di tutto, piace cambiare…” fu la prima scusa che riuscì a trovare.
“Ma quale cambiare!” sbraitò Sara. “Ora sarai tu, a cambiare. Le cose in questa casa, cambieranno. Ora sarò io a dominare te. Ma non come fanno quelle donne in questi schifosissimi video senza trama da quattro soldi. Di certo non ti metterò i piedi in faccia per dieci minuti per poi farti sparare un segone, e sono sicura che lo faresti anche, porco pervertito. Io ti dominerò nel vero senso della parola. D’ora in poi smetterai di usare quel carattere di merda contro di me, e anzi, ti renderai molto utile. Dovrai smettere di rompermi le palle, quando sto con le mie amiche mi devi lasciare in santa pace con loro, devi smetterla di pavoneggiarti, almeno quando ci sono pure io. E, come detto prima, ti renderai utile per molte cose. Mi puoi fare da tassista, puoi ‘aiutarmi’ a pulire la camera, e tante altre cose.
E poi, se proprio ogni tanto ti voglio far divertire un poco, ti lascerò l’onore di potermi massaggiare i piedi. Tanto, lo so che ti piacerebbe, e voglio anche vedere fino a che punto sei uno schifoso pervertito. Se non accetti queste condizioni, beh… credo che le mie amiche e i tuoi amici potrebbero qualcosa su cui spettegolare. Io odio farlo, ma loro potrebbero trovarlo divertente. Ai nostri genitori non dirò nulla, per non dargli un gran dispiacere. Ma tu da ora in poi dovrai tremare, quando ci sono io. Ma stai tranquillo, tra pochi giorni mamma e papà partono: hai scelto un ottimo momento per farti trovare in flagrante. Avremo molto tempo per parlare e metterci d’accordo sulle cose. Ora ricomponiti e vai a vedere se in camera mia c’è qualcosa da mettere in ordine”.
‘Che coglione che sono!’ pensò Francesco. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era farsi sottomettere da sua sorella… che piano piano si avvicinò, e gli mollò un ceffone forte e sonoro sulla guancia, facendogli molto male.
“A dopo, schiavo” disse Sara, calcando molto accuratamente la parola ‘schiavo’; poi scoppiò a ridere, e se ne andò.
La reazione istintiva di Francesco sarebbe stata quella di picchiarla selvaggiamente… ma dopo tutto, lei era venuta a conoscenza del suo segreto più oscuro. Una sola parola, e avrebbe perso la dignità. Voleva uscirsene da quella situazione, ma doveva pensare bene come. Sapeva benissimo che sua sorella non era una stupida, e sarebbe stato difficile scendere a patti con lei, dopo anni e anni di tormento.
Francesco andò in camera di Sara, che fortunatamente, non era molto disordinata. Mentre riordinava quelle poche cose che erano in giro, Francesco pensava frenetico: sarebbe riuscito ad uscirsene da quella situazione infernale?
Riordinando la camera di Sara, Francesco rimase ammirato dal suo ordine e dalla sua pulizia. Fortunatamente, non c’era un granché da ordinare o pulire, il grosso già era stato fatto da Sara. Sulla scrivania, Francesco notò alcune fotografie di sua sorella con alcune amiche: sua sorella era una ragazza molto semplice e sorridente. Rimase qualche minuto a fissare quelle foto; doveva essersi comportato davvero da stronzo, per farsi odiare così tanto da una ragazza così; perché, effettivamente, per arrivare a quel tipo di ricatto, Sara doveva odiarlo davvero parecchio, e Francesco non vedeva un metodo di riappacificazione; Sara aveva finalmente avuto la sua occasione per capovolgere la situazione in famiglia, e difficilmente se la sarebbe fatta scappare.
I giorni successivi, alla vigilia della partenza dei genitori, si avvertivano già i primi segnali di cambiamento: Francesco non osava guardare sua sorella negli occhi, sia per l’imbarazzo di essere stato scoperto a masturbarsi davanti un video fetish, sia per paura che potesse aprire bocca davanti i suoi (anche se effettivamente lei aveva promesso di non proferire parola davanti a loro, ma avrebbe benissimo potuto cambiare idea da un momento all’altro).
I genitori notarono questo improvviso cambiamento, e ciò portò il padre a chiederne il motivo a Francesco, che si giustificò menzionando la noia.
La sera prima della partenza, i genitori fecero le solite raccomandazioni ai figli; di stare attenti alla casa, di non lasciarla troppo da sola, soprattutto di sera, di non sprecare troppa corrente elettrica, e, soprattutto, di non litigare tra di loro.
Dopo le raccomandazioni dei genitori, Sara prese Francesco da parte, tirandolo per un braccio, e gli disse:
“Anche io ho delle raccomandazioni da farti, Francesco. Ma ne parleremo domani mattina, a quattro occhi, tranquilli tranquilli. Sogni d’oro bambino mio” e gli schioccò un bacio sulla guancia.
Evidentemente, Sara si stava godendo il suo momento di gloria.
La mattina dopo, i genitori partirono, e Francesco rimase a dormire fino a tardi… o almeno, fino al momento in cui Sara entrò in camera sua, accendendo la luce, abbagliando i suoi occhi.
“Spegni quella luce!” urlò Francesco istintivamente.
Sara si sedette lentamente sul suo letto, e gli mollò un ceffone improvviso e violento.
“Ancora pensi di dirmi cosa devo e cosa non devo fare? Allora cominciamo davvero male, Francesco” disse Sara, con una calma allucinante. Non sembrava arrabbiata, voleva semplicemente godersi quei momenti in santa pace, per quella che sapeva essere una tortura per un tipo come suo fratello.
“Tu non puoi permetterti di infrangere le mie regole” continuò Sara. “Oppure… dalla mia bocca potrebbe… ecco… sfuggire che tu ti stavi smanettando davanti al computer. Ma mica un semplice porno? Ovviamente no! C’erano due belle puttanelle straniere, che si divertivano a schiacciare un uomo nudo ed insignificante… esattamente come te: non dirmi che non ti sarebbe piaciuto essere nei suoi panni; anzi, nei suoi NON panni, visto che era nudo. E poi? Cosa penserebbero i tuoi amici di te? O le mie amiche? Non penso che ci faresti una bella figura, soprattutto coi maschietti. Visto che stronza che sono, Francy? Ma no, dai. Lo stronzo sei tu, che, pur essendo un sottomesso del cazzo, hai sempre voluto fare la parte del buffone, rompendomi le palle in una maniera indicibile”.
Francesco era seccato di dover riascoltare quelle cose; ogni parola di sua sorella era una pugnalata diritta al cuore. Ma che avrebbe potuto fare? Picchiarla? Avrebbe solo peggiorato le cose. Minacciarla? Ma di cosa? Lei aveva la coscienza pulita, e non gli veniva in mente nessuno stratagemma per sistemare le cose. Avrebbe solo dovuto collaborare; e si aspettava un prezzo altissimo da pagare. E infatti, sua sorella fu inflessibile.
“Ora cominciamo con le regole” continuò Sara. “Per prima cosa, in casa, sarai sempre tu a mettere in ordine, e visto che sei un buono a nulla, ti dirò io come fare, e guai a te se mi fai ripetere una cosa più di una volta. Poi, papà ha detto che dobbiamo dividerci i momenti in cui accendere l’aria condizionata nelle nostre camere, quando riposiamo o quando andiamo a dormire; inutile dire che tu mi cederai tutte le tue volte. Tu potrai accenderlo solo quando io non sono in casa, perché quando ci sarò, accenderò sempre e solo il mio, e non pensare minimamente di venire in camera mia per scroccare un po’ di aria fresca, devi marcire al caldo, davanti i tuoi video: farai un mix di sudore, tra calore ed eccitazione. Poi, mi aiuterai economicamente: se mi serve una ricarica telefonica, o qualsiasi altra cosa, come un’uscita, un ingresso in spiaggia o al cinema e tante altre cose, sarai tu a sborsare i soldi, dai tuoi risparmi; i miei me li conserverò con tanto amore. Inutile dire che se solo lo volessi, tu dovrai accompagnarmi da qualsiasi parte io voglia, a qualsiasi orario, e non m’importa che impegni tu abbia preso; anzi, se hai intenzione di fare qualcosa, vienimi prima a chiedere il permesso, che è meglio. Poi organizzeremo una serata con amici in comune, perché ti voglio osservare durante tutta la serata, e tu dovrai essere teso come una corda di un violino per tutto il tempo, temendo che io possa dire qualcosa; e guai a te se sgarri, potrei davvero parlare senza pietà. E poi mi darai i numeri di telefono di tutti i tuoi amici più stretti, che devo averli a portata di mano: non sia mai dovessi fare qualche avviso urgente. Su, dai, muoviti!”.
Francesco rimase pietrificato: pretendeva addirittura i numeri dei suoi amici. Un piccolo momento di rabbia, o di nervosismo, e lo avrebbe sputtanato senza pietà.
“I numeri… i numeri dei miei amici? Ti prego, no!” disse Francesco. “Io… io farò tutto quello che vuoi, davvero, e ti chiedo anche scusa per il mio comportamento nei tuoi confronti, davvero, però ti prego, i numeri dei miei amici no! Ti scongiuro”. Si stava facendo piccolo piccolo.
“Eh no, caro mio. Quanto può essere facile, ora, usare quel termine, quella piccola parola: ‘scusa’? Hai avuto centinaia, migliaia di occasioni per chiedermi scusa, e per cambiare carattere, per cambiare atteggiamento. Ma non lo hai fatto; ed ora le tue scuse non valgono un cazzo, perché non sono sincere, non sono dettate dal tuo cuore, ma dalla tua paura, dal tuo orgoglio: il solo pensiero che io possa dire qualcosa ti terrorizza, non ti lascia respirare. Ma io la promessa l’ho fatta, ed io le mantengo, le promesse, perché sono una persona corretta, al contrario di te. E come manterrei la promessa di non dire niente se farai filare tutto liscio, così manterrei la promessa di sputtanarti davanti chiunque, se non mi starai a sentire. Ed ora, come ti ho detto prima, dammi i numeri dei tuoi amici. Subito!” esclamò Sara.
Francesco desiderava ardentemente di picchiarla, di spaccarle la faccia, il naso, e tutto ciò che aveva a portata di mano; ma così avrebbe solo peggiorato la situazione. Sarebbe finito nei guai con i suoi genitori, per aver messo le mani addosso a sua sorella, e sarebbe finito nei guai col resto del mondo, perché sua sorella l’avrebbe sicuramente sputtanato. Prese il cellulare, e Sara glielo strappò di mano, copiando i numeri di tutti i suoi amici più stretti.
“Ti piacerebbe leccare i piedi delle mie amiche, verme?” chiese Sara divertita.
“Sara… ti prego, così mi metti in imbarazzo; non mi è facile parlare di questo” fu la risposta di Francesco.
“Ah, ed io mi dovrei preoccupare dei tuoi sentimenti, adesso? Quando tu, per anni, non ti sei fregato di nulla! Non ti importava se io mi sentivo umiliata o meno; l’importante era alzare la cresta. Ma dimmi un po’. Non è che ti piacerebbe provare coi miei?” chiese poi Sara, incuriosita.
“No…” fu la risposta iniziale di Francesco.
“Taci!” urlò Sara, e dicendolo, alzò lentamente il suo piede destro: aveva un piede 38, molto carino, curato, e pulito: Sara amava prendersi cura del proprio corpo; però al momento non aveva nessuno smalto.
Mise lentamente il piede sotto il naso di suo fratello, che ebbe un attimo di esitazione; poi, capendo che non aveva più niente da perdere si lasciò andare: dopo tutto, non aveva mai realizzato le sue fantasie fetish.
Socchiuse lentamente gli occhi, e comincio ad odorare lentamente i piedi della sorella. Non sapevano di niente, forse solo una leggerissima sudorazione, che tuttavia non le facevano puzzare il piede. Poi, mano mano, Francesco cominciava ad abbandonarsi. Chiuse gli occhi, e baciò appassionatamente il piede di Sara, afferrandolo tra le mani, stampandoselo sul viso.
Sara fu sorpresa da questa improvvisa reazione, e ritrasse il suo piede, dando prima uno schiaffetto sulla guancia del fratello.
“Cazzo, ma tu fai sul serio!” urlò Sara.
Francesco era ancora mezzo tramortito, e Sara notò una lieve erezione tra le cosce di suo fratello.
“Ma allora sei proprio malato!” continuò ad urlare. “Addirittura eccitarti con tua sorella. I piedi di tua sorella! Sarai mica i****tuoso? O sono i piedi che ti portano in questo stato di catalessi? Oh, cazzo, rispondi!” disse, e gli diede un altro colpo in faccia, col piede. Anzi, cominciò a dargliene più di uno.
“I tuoi…. i tuoi piedi sono bellissimi” disse Francesco, ansimando. Ormai era fatta, era eccitato, e vedeva in sua sorella una potenziale padrona. Se proprio non poteva uscirsene da quella situazione, beh… tanto valeva, rigirarla a modo suo, in suo vantaggio, cercando di trarne piacere, in qualche modo.
“Ah i miei piedi sono belli? E dei bei piedi, di tua sorella per giunta, ti portano a questo stato di eccitazione? Secondo me tu sei malato, bello mio” disse Sara, cominciando a provare sempre più gusto a maltrattare suo fratello, quello che per anni era stato il suo aguzzino. In realtà, Sara non disprezzava i feticisti, disprezzava suo fratello, e ogni scusa era buona per maltrattarlo. Stava approfittando di quella situazione per vendicarsi, semplicemente.
“Sara… ti prego… io…” ma Francesco non continuò mai a dire quello che avrebbe voluto. Stava perdendo la testa, e l’unica cosa che desiderava, in quel momento, era di sottomettersi ai piedi di sua sorella, magari invocando perdono.
“Taci! Stai zitto!” urlò invece Sara. “Non ho per niente voglia di sentire la tua voce, soprattutto ora, che stai arrapato peggio di un cane. Stenditi sul pavimento, cane, ora! E non proferire parola, tieni quella cazzo di bocca chiusa!”. Ormai si stava calando nel ruolo, ed era consapevole che stava procurando del piacere a suo fratello. Lo fece stendere, e gli stampò i piedi in faccia.
“Dai, bacia! Fammi vedere quanto cazzo sei uno schifoso pervertito. Ti stai umiliando ai piedi di tua sorella minore, della tua sorellina che avevi sempre preso in giro, e questo per sfogare i tuoi desideri malati. Sono pronta a scommettere che nessuna ragazza ti concederebbe di farlo senza considerarti un malato. Saresti proprio perfetto per essere il cane mio e delle mie amiche. Ma non ti credere che io ti voglia rendere la vita facile, stronzo. So che ti piacerebbe trovare finalmente un gruppo di ragazze che ti trattino per quello che sei, ma per questo ti devi servire ancora di internet. Quando lo vorrò io, è chiaro!”. Dicendo queste cose, Sara muoveva frenetici i suoi piedi sul volto di Francesco, e non sapeva se lui la stesse realmente ascoltando, perché ormai, per lui, esistavano solo i piedi di sua sorella.
Sara notò l’eccitazione di Francesco, e gli mollò un calcio tra le palle, ma lui non si ribellò, anzi, ne trasse piacere.
“Non ti permettere ad eccitarti troppo, schifoso maiale!” urlò Sara.
Nel frattempo, squillò il cellulare di Sara. Stette una decina di minuti a telefono con una sua amica, durante i quali trascorreva il tempo a tormentare Francesco coi suoi piedi, calpestandolo, infilandogli i piedi in bocca, schiaffeggiandolo, e salendo anche su di lui.
Alla fine della telefonata, Sara levò i piedi dalla faccia di Francesco, e gli ordinò di ricomporsi.

continua…..

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