Avventure di uno qualsiasi – fantasmi sulla A14 (P

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Avventure di uno qualsiasi – fantasmi sulla A14 (P
Fa caldo, sono in puglia e devo rientrare a casa, nel modenese. Da qualche anno al lavoro, non mi danno più camere d’albergo, ma un camper, lo teniamo un paio d’anni e poi sotto con un altro. A dire il vero era solo all’inizio di questa carriera che ho visto gli alberghi, marci in riva alla città, oppure b&b di persone che non sapevano nemmeno cosa voleva dire bed. Sono partito nel tardo pomeriggio dal confine con la basilicata, fra il traffico, il camper lento, meno di 12 ore non le impiego. Che palle. Va bene dai, taranto nord, iniziamo sto girone infernale.
Si ricomincia a salire, quando si viaggia da soli spesso si viaggia coi propri fantasmi, persone che non ci sono più da anni, o persone che erano e hanno fatto con te quel tratto di strada, che in quel periodo e in quel momento ti ha segnato. Ho studiato da cuoco, ma nella vita ho fatto altro, si, decisi di seguire i miei sogni come mi disse la mia prima vera ragazza, quella che se senza dire nulla se ne andò, mi disse che se ne andava dal padre in sicilia, ma invece fece altro. Ed io li cambiai, sarà il destino, ma fu proprio una emigrata dalla puglia la prima con cui mi consolai. Si chiamava Paola ed era la figlia della domestica di casa, abitavano in provincia di taranto, un giorno di agosto, il marito di Evelina, proprio qui in a14 si sentì male, si fermò in una piazzola di sosta dopo gioia del colle, lo trovarono che aveva avuto un infarto. Chi parla male di lui dice che in realtà lui era lì perchè in quella piazzola di sosta spesso vi erano dei gay, e lui li era un frequentatore di quei ragazzi. Di sicuro l’infarto lo aveva avuto, poi il resto non mi interessa, con la moglie e figlia che aveva di sicuro un crepa cuore ti viene.
La figlia Paola era di un anno e otto mesi più vecchia di me, andava per i 19, era una donna mediterranea come la madre, più alta e slanciata e con meno seno, ricciolona come non ne avevo mai viste. Occhi profondi e verdi, la carnagione era tipica di chi prende tanto sole. Arrivò a casa mia i primi di settembre, doveva ancora finire la scuola, i miei si offrirono di aiutarla, la dependance di Evelina aveva una sola camera da letto, la zietta non la voleva in casa, così gli venne data la chiave di casa mia nella corte.
La sua scuola era vicina alla mia, quindi al mattino ci si vedeva nel punto est della città dove scaricavano gli autobus e si faceva un pò di strada assieme. A ottobre, una sera lei era molto giù, le mancava al vita e gli amici di casa sua, io la presi fra le braccia, ma qualcosa andò per il verso sbagliato, o forse giusto, comunque ci trovammo a baciarci. Al sabato, dissi ai miei che l’avrei passato nella vecchia casa a causa di una festa di compleanno, alla festa ci andai, si, ma anche con Paola e al ritorno a casa, mai avrei pensato a una situazione tale.
Evelina dormiva nella sua dependance, tutte le luci erano spente, i nonni a casa loro e tutto era spento. La zietta era fuori a ballare, diceva, comunque l’auto non c’era. Noi andammo in casa, lei andò al bagno di sopra a cambiarsi e struccare, ed io di sotto a cambiarmi. Era un ottobre ancora caldo, dormivo in maglietta e mutande, mi misi davanti alla tivù a guardare un pò di musica su mtv, e ad un tratto alle spalle lei arrivò. Paola era ciò che mi aspettavo, maglietta nera di un qualche concerto che era stata e un striminzito perizoma nero, tutta rasata nella patatina che si intravedeva in un gioco di vedo non vedo stupendo. Non potei che fare un sorriso, alzarmi e andare verso di lei, abbracciarla,prenderla in braccio e salire le scale portandola in camera. Sul letto stava per parlare ma gli misi un dito sulla bocca e poi la baciai, con una mano andai sotto la maglietta e tastavo i capezzoli, duri, con l’altra mano cercavo e trovai il perizoma. Lo sfilai già da una parte, poi con l’altra mano anche l’altra fino a toglierlo del tutto e lanciarlo in giro per la camera. Tornai sulla maglietta, la alzai e poi la tolsi, appena tolta avevo la sua mani su di me che alzavano la maglietta, si avvicinò a me e mi dava dei piccoli e selvaggi morsi sul petto, mi tolse la maglia e con le mani scese, in colpo solo e secco mi abbassò le mutande e fece schizzare fuori il cazzo, ormai già decisamente duro e pronto a farla godere. Si mise sopra di a succhiarlo, era avida e si vedeva, si sentiva, succhiava con movimenti ritmici fino quasi in fondo alla sua bocca, al limite della gola, e con la lingua non stava ferma e si lavorava bene la cappella. Il suo pompino era fantastico, sentivo che fremevo sempre di più e infine sborrai, nella bocca, tenendola stretta per i capelli perché non volevo che perdesse una sola goccia. Finito questo, il cazzo era ancora ritto quindi gli aprii le gambe e la scopai fino a sentire la sborra arrivare ancora, ebbi il riflesso di uscire e mi feci segare, bastarono pochi colpi di mano ed ecco che venivo sulla sua pancia con schizzi che arrivavano a quelle bellissime tette dove ancora si vedeva il segno del costume. Pareva un quadro astratto la sua pancia e le sue tette, uno sfondo color cioccolata, con schizzi di color bianco, due rotondi rosa e uno sfondo bianco a triangolo. Scopammo ancora durante la notte, con il preservativo stavolta, mentre glielo stavo per mettere in culo durante una pecorina mi pregò di non farlo, gli faceva male, così feci. Per altre due settimane io e lei ci divertimmo. Un sabato pomeriggio rientrando, quando arriva in casa mia, sentivo rumori al piano di sopra, la trovai a letto con uno della sua classe, e mia zia sulla sedia, ma questa è un altra storia.
Bari sud, molfetta, cerignola, foggia, san severo. Ricordo san severo, finito di lavorare una sera una mi avvicinò, lei ovviamente sapeva chi era, non mi disse nemmeno il suo nome, nell’area di servizio venne in camper e mi fece un pompino, senza nemmeno dire nulla, lo estrasse, lo mise in bocca, ci giocò fino a che venni, poi ingoiò, mi ringrazio e mi disse che ci saremo rivisti, scese e se andò. Il bello di chi lavora nel mondo dello spettacolo è anche questo, ora io non ricordo nemmeno più lei come sia fatta, ricordo solo un vestito blu e un telefono con la cover disegnata dietro con un cuore con le corna.
In molise ci son stato, ma non ricordo nulla di importante. Mi son scopato Claudia, la mia attuale compagna, colei che ha riportato tutto a una vita normale. Fra poco arriva dove ci siamo conosciuti, in abruzzo, mancherà un oretta poi ci siamo.
Val di sangro, ortona, pescara sud. Pescara, dolce e amara, andai a pescara che avevo trent’anni, ero stanco di tutto e di tutti, quasi non provavo più nulla per nessuno, ero un giocattolo e usavo le persone, non solo le donne, come giocatoli da due anni ormai. Ho amici in tutta Italia, ma a pescara, c’era un attore che con me aveva fatto dei lavori ottimi, lui sul palco, io dietro le quinte.
“Ohh Inciu, finalmente ci rivediamo!” ” ahahah Alberto, che ti venga, ti ho detto che sarei tornato!” “Già, vero, ma hai dei templi biblici” ” Dai parliamo di lavoro, dimmi cosa devo fare?” ” Mi devi fare tre piaceri, c’è un ragazzo bravo che vorrebbe dei lavori su come giornalista, poi c’è una che vuole fare un attrice, presentatrice e una che vuole che gli leggi le cose che ha scritto, son testi”
“Ok, quella dei testi, va bene me la faccio subito. Gli altri, boh, non saprei, non rientra nelle mie competenze” ” Oooh è mia nipote quella dei testi!” “Era per dire, sai che sul lavoro sono sempre onesto” “Si come no, come me alla tua età” “Dai che ne dici se iniziamo oggi pome?” “Ok, così se finiamo entro domani puoi andare in giro per i borghi e spaccarti col cibo e il vino abruzzese” “Son quì per quello, mica per lavorare!”
“Inizia invece dal giornalista, bravo, voleva lavorare nel settore dello spettacolo, gli dissi di chiedere a una testata bolognese che sapevo non avere nessuno, fu preso nell’inverno seguente. Poi toccò alla ragazza che voleva fare l’ attrice, si presentò in maniera molto casta, si, minigonna, tacchi a spillo, camicietta senza bottoni aperta che si vedeva tutto il suo abbondante decolté. Lei parlava e parlava, cercava di nascondere il suo accento napoletano. Io volevo andarmene non ne potevo più, che cazzo, una così che fa fatica a fare i conti a mente dovrebbe fare la pornostar visto che ha solo un bel fisico. Esplosi, era un ora che ci rompeva le palle: “Ascolta….Jolanda…Luana, no scusa, sei molto fotogenica, ma io non saprei che dirti, io mi occupo di spettacolo, scrivo, suono, registro, tu non sai fare nulla, neanche i conti a mente. Dai trova qualcos’altro, fai la modella, l’attrice hard, ma non l’attrice da video o teatro” “Dai Inciu non essere cattivo, però hai ragione, a me il cazzo lo fa diventare duro anche a più di sessantacinque anni”
Alberto finì di dire così e tirò fuori un uccello da porno attore, e la Luana era già in piedi che camminava verso di lui. Si mise in ginocchio fra le sue gambe e iniziò una pompa.
“Dai che aspetti, questa se lo tiri fuori te lo lavora pure a te”
Mi avvicinai, la cosa mi intrigava, ma presi la sua gonna, la alzai, non aveva le mutande. era nella posizione perfetta. Mi misi a cavalcioni su di lei e poi la penetrai in colpo solo secco nella sua fighetta stretta, era talmente tanto stretta che sentimmo tutti uscire l’aria e fare un peto dalla vagina. Ma non fu l’unico ci mise parecchi colpi ad allargarsi.
Alberto stava per venire, ma la guardò e gli disse:” Voglio che sia io che il mio amico ti sborriamo in faccia, quindi lavoramelo finché non è pronto pure lui.” Lei cominciò ad abbassare il ritmo del pompino, mentre io alzavo quello dei colpi in figa. Era rossa in viso ormai e mugolava, gli piaceva, stava venendo ed io ero pronto ormai.
“Dai stò venendo, preparatevi” Si mise seduta sulle ginocchia con io e Alberto difronte, e comincio il festival degli schizzi. Un mio schizzo la prese in faccia subito, quello seguente sulle tette e la camicetta, poi vennero un paio di vicino che sembra un idrante. Alberto la prese prima sulla camicetta, poi sul alto della faccia,dalla guancia destra fino all’orecchio colpendo anche i capelli. Ed uno la saltò, fini sul divanetto dell’ufficio che avevamo noleggiato per l’occasione. Finiti gli schizzi lei rise, di gusto, ci prese i cazzi in mano, li segò dolcemente e poi li succhio ripulendoli dalla sborra e dalle ultime gocce rimaste dentro i cazzi.
“Hai da cambiarti in auto” “Si, nel baule ho una valigia” “Ok, allora io vado a prenderla. Tu stai qui con lui, fagli vedere che spettacolo di fica che sei, faglielo vedere come a me l’altra volta.”
Luana iniziò a spogliarsi, aveva due cose addosso, la gonna e la camicetta sporca di sborra, e ai piedi due sandali con tacco dodici. Gli toccai le tette e chiesi.” Son naturali, che taglia porti?” “Una quinta coppa c”
Luana era mora, un pò in carne, occhi scuri, due belle gambe lunghe, una pelle color ambra.
“Sei sempre così porca?” “Si anche nella vita, sono single, e spero di restarlo finché mi diverto. Con Alberto come hai capito abbiamo già consumato più volte. Dovrei farmi una bella scopata con te ora, mi ha pagata per questo, vuole che arrivi al colloquio con sua nipote che hai il cazzo stanco. Non vuole fartela scopare, è fidanzata, ma lei è una tua fans.” “Interessante, a sto punto inizia col pompino, sappilo, che anche il tuo culo verrà sfondato oggi”
Me la scopai, non facevo nessuna fatica, lei stava sopra e faceva tutto, poi la presi nel culo e lì sborrai.
Ora ero curioso di conoscere la nipotina di Alberto, ma dovevo escogitare qualcosa.

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