Risvegli

Risvegli

A Fiume sono ospite del mio amico Ivica. È così grosso e pesante che è impossibile non svegliarsi quando si solleva dal letto. Se ne va nudo in cucina e mette su la moka, si accende una sigaretta e va a fumarsela sul cesso. Qualche volta mi alzo anch’io a questo punto, non chiude mai la porta del gabinetto e a me piace parlagli mentre giace in una posizione così intima. Una volta mi sono anche inginocchiato e gli ho succhiato il cazzo mentre la faceva. Ma il più delle volte resto al letto a toccarmi il sesso, finché la macchinetta non inizia a gorgogliare. Ivica si riempie la tazza, lo ascolto allontanarsi in salotto. È allora che mi alzo, riempio la tazza con quel poco di caffè che mi ha lasciato e lo raggiungo.

Ivica si fa sempre una sega prima di andare al lavoro. Ha collegato un gran televisore al suo pc, sullo schermo sono aperte quattro, cinque finestre, ognuna mostra un segaiolo in cam. Ivica Fuma, beve caffè e se lo mena beato, di tanto in tanto si strizza i capezzoli. Fa tutto in mia presenza, privo d’ogni forma di pudore. Io lo guardo e guardandolo mi masturbo. Quando ho finito il caffè gli do una mano… a masturbarsi il cazzo (se la sua è impegnata a gingillarsi i capezzoli), a gingillargli i capezzoli ( se la sua è occupata col cazzo).Qualche volta mi stendo sul divano, appoggiando il capo sulle sue cosce, e mi lascio cullare dal ritmo del suo piacere solitario. Solo dopo aver sborrato mi da il bacio del “dobro jutro”.

Va a farsi la doccia ed esce, io torno al letto a toccarmi ancora un po’ sognando le avventure di ieri e quelle che mi attendono oggi. Più tardi andrò in spiaggia dove aspetterò che mi raggiunga dopo il lavoro. Nudi, innanzi al mare, assisteremo al tramonto e ci lasceremo tentare dagli uccelli della sera.

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René abita a Montreuil, alle porte di Parigi. La mattina si alza presto perché dovrà attraversare tutta la città per andare in ufficio, ma anche per lasciarsi il tempo di fumarsi la sua benedetta shisha. Prima dormivamo insieme nudi, abbracciati nel letto, poi ha deciso che dobbiamo essere più amici che amanti e allora mi ha assegnato la stanzetta che dal sul salotto. A svegliarmi è il brulicare dell’acqua nella shisha. Quando apro la porta me lo vedo steso sul divano che sembra il Brucaliffo, avvolto nel suo accappatoio verdeazzurro che non si da certo pena di chiudere, visto la confidenza che c’è tra noi, il suo piccolo sesso esposto mi tanta tenerezza. Mi faccio un lungo caffè e vado a sedermi accanto a lui. Il divano è piccolo, perciò devo spostare le sue gambe e mettermele in grembo. Sono belli e bianchi i piedi di René, mi piace accarezzarglieli, lui mi lascia fare e allora io gli succhio un alluce, poi l’altro, gli mordicchio il tallone, percorrono la pianta dei suoi piedi con la lingua facendogli anche un po’ il solletico. Se il suo passerotto comincia a distendersi, allora lo prendo in mano e lentamente comincio a masturbarlo, senza fretta e con dolcezza. René fuma e mi lascia giocare, i suoi occhi azzurri osservano le nubi che si avvolgono si dipanano nel cielo della stanza. Nei giorni più fortunati, quando René dimentica che siamo più amici che amanti, glielo prendo in bocca. Questo gli piace, è l’unica cosa che lo distrae dalla sua shisha e dagli anelli di fumo. E a me piace sentirlo venire nella mia bocca, far colazione col suo sperma che è senz’altro megliore di qualsiasi caffè si potrà mai bere à Paris.

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Jimmy abita a Centocelle e fa il muratore. Non si chiama Jimmy, ma Vladimov, il mio amico kosovaro. Anche se mi ha scopato come un a****le per tutta la notte, al mattino pretende il resto. Io non sopporto di farmi usare una come puttana, da nessuno, fuorché da lui. È così maschio e musulmano e ha un cazzo così bello che fa entrare il sole nella stanza anche se siamo solo all’aurora. Me lo mette tra le gambe e mi scopa così, per la mia fortuna ( e per quella del mio ano che piange ancora) è ancora troppo assonnato per andare a cercare un preservativo.

Tra le lenzuola lo spio in piedi davanti il fornelletto da campo a scaldarsi il latte, indossa solo una maglietta sotto la quale dorme ormai il suo cazzo feroce. Ne approfitto per rimirare quelle natiche, maschie che non ho avuto mai. Mi eccito a guadare i suoi piedi ben fatti in quelle ciabatte comprate al cinese. Jimmy va in bagno a lavarsi e ne esce vestito con i panni che già odorano di sudore e fatica. ***! Che incanto, la quintessenza della virilità. Le sue scarpe antifortunistiche mi nascondono ora i suoi piedi, ma io così, lo trovo ancora più sexy. Non resisto, sta per aprire la porta ma io lo afferro, tiro giù la zip dei suoi jeans sporchi e mi appendo al suo cazzo. Lui non ha più fretta di andare e mi lascia fare. Il suo cazzo profuma di pulito, ma suoi abiti… appena uscirà da quella porta mi farò una pippa ricordandomene l’odore.

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Sempre per quella storia per cui siamo amici e non più amanti, René non si preoccupa se la sera non torno casa e vado a passar la notte nel nido di qualche altro uccello. Dalla finestra di Arthur si vedono le luci della Torre Eiffel. Mi sono addormentato strusciando il mio cazzo sul suo culo enorme e mi sveglio che ho ancora il suo cazzo nella mano. Il suo splendido cazzo largo come una lattina di birra e alto circa la metà provoca tutta la mia golosità. Quella sua cappella sempre gonfia sembra un pallone sul punto di scoppiare, ma Arthur non viene mai. Lui non deve affrettarsi per andare al lavoro, perciò abbiamo tutto il tempo di ricominciare quello che non avevamo smesso di fare. Mi masturba per vedermi sborrare, ma io gli blocco il braccio. Mi faccio portare in bagno, mi inginocchio nella vasca. Il suo cazzo ( che adoro e venero come ***), mi sta proprio innanzi al volto: aspetto che mi benedica con la sua piscia. L’urina del mattino è più calda e ha un sapore più intenso. È gialla e scura come l’oro. Ecco il suo oro che mi cola addosso, mi bagna e mi riscalda. Mi scivola tra i peli del petto fin sul cazzo eretto che, ormai allo stremo, sputa fuori il fuoco bianco per il piacere di Arthur. Non glielo faccio sgrullare, le ultime gocce di urina voglio raccoglierle nella bocca e tenercele fino al caffè.

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Gliel’ho spiegato nel mio inglese migliore che al risveglio, con la bocca impastata e gli odori del sesso andato, non mi piace aver nulla in bocca: né lingue né cazzi ( beh, magari un po’ piscia o caldo sperma, ma questo non gliel’ho detto). Comunque ad Brian questo non importa, visto che con me si comporta da pompinomane. In Scozia le mattine sono molto fredde, per questo Brian scivola rcon tutta la sua mole elefantiaca sotto le coperte, stando ben attento a non sollevarle per non disperdere il calore e, una volta giunto lì sotto, me lo prende in bocca. Aprendo gli occhi mi ritrovo alle pendici di una inquieta montagna di coperte e lenzuola. Brian mi succhia, e mi succhia bene, finché non gli manca il respiro. Torna a galla per prendere un po’ aria, mi saluta con un Goodmorning, poi torno sottocoperta e torniamo a navigare in quel bianco oceano nel quale si agita un unico enorme maroso. Altre volte mi porta il caffè al letto, mentre lo ringrazio lui scivola tra le mie gambe. Posso bere in tutta tranquillità quel pessimo caffè mentre Brian mi fa un pompino che neanche al Principe Edward… Posso la mug sul comodino e faccio riemergere il mio amicamante dal fondo degli abissi. Anche se il coffee era solo acqua calda, tante gentili attenzioni vanno premiate. Il mio grosso e grasso pecorone scozzese attende, carponi, il suo premio. Ed io glielo infilo tutto fino in fondo. Benedetti Scozzesi.

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A Philippe ho spiegato in francese, quel che a Brian ho già spiegato in inglese, così che “le matin pas de pipes”, ma solo pippe. Ci seghiamo nudi sotto le coperte, io sego il suo e lui il mio, oppure io il mio e lui il suo, oppure io il suo e il mio… la regola è che il primo che sborra va fare il caffè. Devo avere proprio una buona mano se non gli ho mai fatto un caffè.

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